attilio palumbo illustratore
martedì 24 aprile 2018
lunedì 23 aprile 2018
Accendi la creatività - Corsi e laboratori d'arte applicata per piccoli
Tuo figlio ama disegnare?
Il mondo dell'arte lo incuriosisce?
Gli piacerebbe partecipare a un corso in cui, oltre a divertirsi, sia possibile imparare alcune tecniche di disegno e di pittura?
Se siete interessati, scrivetemi e vi terrò aggiornati sui miei prossimi corsi.
Se invece siete insegnanti, bibliotecari o librai e vi piacerebbe organizzare un laboratorio d'arte in classe, in biblioteca o in libreria, contattatemi e organizzeremo una proposta adatta alle vostre esigenze!
Ubicazione:
Emilia-Romagna, Italia
giovedì 24 luglio 2014
Namastè le tribù di cartone!
Laboratorio "Mitakuye Oyasin" siamo tutti fratelli
tre piccole tribù di cartone
i Mastang, le Piccole bolle e i Jambo color
ognuno con i propri colori e la propria lingua
facce serie...
ma anche sorridenti
le tribù riunite esultano HOU!
la piccola Piuma a strisce sorride
Occhi belli ride di gusto
Piccola farfalla è felice sul suo albero
Naso verdone è un gran mattacchione
Grande occhio riposa
penna verde ti saluta
sabato 5 luglio 2014
Morag e il cavallo d'acqua
Quando ritorna la bella stagione e il sole ricomincia a scaldare, i pastori portano le loro pecore a
pascolare sulle colline. Per vivere lassù, i pastori si costruiscono allora dei rifugi di pietra che
abitano finché arriva il tempo di far ritorno alle loro vere case.
Molti anni fa un pastore di nome Donald MacGregor aveva costruito il suo rifugio di pietra sul pendio di una collina, accanto ad un lago.
Il suo capanno bianco sorgeva in mezzo all’erica, proprio dove l’erba era più verde.
“Sei pazzo a costruire il tuo rifugio in quel luogo! – gli aveva detto un vecchio pastore, scuotendo la testa – Non lo sai che nel lago vive un Cavallo d’Acqua?”.
Donald aveva sentito raccontare del Cavallo d’Acqua, il mostro dai poteri magici che si nascondeva nelle profondità del lago e che, per divorare le sue prede umane, assumeva qualunque forma: poteva apparire come un’innocua vecchina, o come un corvo nero, o anche come una volpe. Ma quando poi riusciva ad avvicinare la sua preda, riacquistava la sua vera forma per divorarla senza pietà. Quale fosse poi la sua vera forma, nessuno aveva vissuto abbastanza per poterla descrivere.
“Ah, già: quelle vecchie storie sul Cavallo d’Acqua! – rispose Donald con un sorriso – Che sciocchezze!”.
“Sii ragionevole, Donald! – lo supplicava il pastore – Almeno datti pena di costruire il tuo rifugio al di là del ruscello: è risaputo che un Cavallo d’Acqua non può attraversare un corso d’acqua dolce. Al di là del ruscello saresti al sicuro, Donald”.
“Lascia perdere, vecchio mio: è inutile! – rispondeva – Le mie pecore meritano l’erba più verde che cresce proprio sulla riva del lago, e quindi anche il mio rifugio resterà qui! Quanto al Cavallo d’Acqua, crederò alla sua esistenza solo dopo averlo incontrato di persona”.
“E tutte le sue vittime, allora? Non sono più tornate a casa!”.
“Magari stavano rientrando di notte, sono inciampate e cadute in qualche precipizio” tagliava corto Donald.
Donald aveva una figlia che amava, Morag, che d’estate lo accompagnava sulle colline. E mentre suo padre portava il gregge al pascolo, Morag lavorava all’arcolaio, cantando spensierata seduta sulla soglia del rifugio di pietra
Una mattina soleggiata, mentre stava facendo girare la spola, una figura buia oscurò la luce del sole e Morag, con un grido, smise di cantare.
“Non volevo spaventarti” disse una voce calda e suadente.
Morag sollevò lo sguardo e vide un bel ragazzo, alto e possente. Era strano però come i suoi capelli e i suoi vestiti fossero inzuppati d’acqua che cadeva a terra gocciolando: “Come mai sei così bagnato? – gli chiese – In cielo non c’è nemmeno una nuvola!”.
“Sono scivolato in una pozza d’acqua lassù sulle colline – rispose il ragazzo sedendosi accanto a Morag – Ma i raggi del sole mi asciugheranno presto”.
Poi le rivolse parole gentili, e quando si passò una mano tra i capelli bagnati Morag prese un pettine: “Appoggia la testa sul mio grembo – gli disse – e lascia che ti pettini i capelli: si asciugheranno meglio, vedrai! ”.
Molti anni fa un pastore di nome Donald MacGregor aveva costruito il suo rifugio di pietra sul pendio di una collina, accanto ad un lago.
Il suo capanno bianco sorgeva in mezzo all’erica, proprio dove l’erba era più verde.
“Sei pazzo a costruire il tuo rifugio in quel luogo! – gli aveva detto un vecchio pastore, scuotendo la testa – Non lo sai che nel lago vive un Cavallo d’Acqua?”.
Donald aveva sentito raccontare del Cavallo d’Acqua, il mostro dai poteri magici che si nascondeva nelle profondità del lago e che, per divorare le sue prede umane, assumeva qualunque forma: poteva apparire come un’innocua vecchina, o come un corvo nero, o anche come una volpe. Ma quando poi riusciva ad avvicinare la sua preda, riacquistava la sua vera forma per divorarla senza pietà. Quale fosse poi la sua vera forma, nessuno aveva vissuto abbastanza per poterla descrivere.
“Ah, già: quelle vecchie storie sul Cavallo d’Acqua! – rispose Donald con un sorriso – Che sciocchezze!”.
“Sii ragionevole, Donald! – lo supplicava il pastore – Almeno datti pena di costruire il tuo rifugio al di là del ruscello: è risaputo che un Cavallo d’Acqua non può attraversare un corso d’acqua dolce. Al di là del ruscello saresti al sicuro, Donald”.
“Lascia perdere, vecchio mio: è inutile! – rispondeva – Le mie pecore meritano l’erba più verde che cresce proprio sulla riva del lago, e quindi anche il mio rifugio resterà qui! Quanto al Cavallo d’Acqua, crederò alla sua esistenza solo dopo averlo incontrato di persona”.
“E tutte le sue vittime, allora? Non sono più tornate a casa!”.
“Magari stavano rientrando di notte, sono inciampate e cadute in qualche precipizio” tagliava corto Donald.
Donald aveva una figlia che amava, Morag, che d’estate lo accompagnava sulle colline. E mentre suo padre portava il gregge al pascolo, Morag lavorava all’arcolaio, cantando spensierata seduta sulla soglia del rifugio di pietra
Una mattina soleggiata, mentre stava facendo girare la spola, una figura buia oscurò la luce del sole e Morag, con un grido, smise di cantare.
“Non volevo spaventarti” disse una voce calda e suadente.
Morag sollevò lo sguardo e vide un bel ragazzo, alto e possente. Era strano però come i suoi capelli e i suoi vestiti fossero inzuppati d’acqua che cadeva a terra gocciolando: “Come mai sei così bagnato? – gli chiese – In cielo non c’è nemmeno una nuvola!”.
“Sono scivolato in una pozza d’acqua lassù sulle colline – rispose il ragazzo sedendosi accanto a Morag – Ma i raggi del sole mi asciugheranno presto”.
Poi le rivolse parole gentili, e quando si passò una mano tra i capelli bagnati Morag prese un pettine: “Appoggia la testa sul mio grembo – gli disse – e lascia che ti pettini i capelli: si asciugheranno meglio, vedrai! ”.
Ma appena ebbe cominciato a pettinargli i riccioli neri, il terrore si impadronì della sua anima: i
denti del pettine si erano subito riempiti di sottili filamenti di alghe e di granelli di sabbia
luccicanti, gli stessi che aveva visto nelle reti di suo padre quando pescava nelle acque scure del
lago.
Il Cavallo d’Acqua vide la paura negli occhi della sua preda.
Morag gridò, spinse via la testa dal suo grembo e balzò in piedi, rovesciando a terra l’arcolaio. Poi cominciò a correre in direzione del torrente, mentre dietro di lei si stendeva un’ombra gigantesca, nera come le profondità del lago.
E un attimo prima che il mostro potesse catturarla, Morag attraversò d’un balzo il torrente, e fu al sicuro.
Nessun uomo mise mai più piede oltre la soglia di quel rifugio di pietra, nemmeno Donald MacGregor che, sconvolto dal pericolo corso dalla figlia, si rimangiò tutto quel che aveva detto riguardo al Cavallo d’Acqua.
E ancora oggi si possono scorgere, sparse tra l’erica, le pietre del rifugio ormai in rovina.
Il Cavallo d’Acqua vide la paura negli occhi della sua preda.
Morag gridò, spinse via la testa dal suo grembo e balzò in piedi, rovesciando a terra l’arcolaio. Poi cominciò a correre in direzione del torrente, mentre dietro di lei si stendeva un’ombra gigantesca, nera come le profondità del lago.
E un attimo prima che il mostro potesse catturarla, Morag attraversò d’un balzo il torrente, e fu al sicuro.
Nessun uomo mise mai più piede oltre la soglia di quel rifugio di pietra, nemmeno Donald MacGregor che, sconvolto dal pericolo corso dalla figlia, si rimangiò tutto quel che aveva detto riguardo al Cavallo d’Acqua.
E ancora oggi si possono scorgere, sparse tra l’erica, le pietre del rifugio ormai in rovina.
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domenica 1 giugno 2014
Varna,1952
VARNA, 1952
Quest’anno
quest’inizio d’autunno nel meridione
M’impasticcio
all’albero
Alle mele
Come ci s’
impasticcia di miele.
La notte, il
cielo scende sulla via polverosa
m’impasticcio
di stelle.
Io m’abituo, mia
rosa,
io mi abituo
al mare alla
sabbia al sole alle mele alle stelle
è tempo di
andare mischiato
al sole alla sabbia alle stelle al mare.
Nazim Hikmet
Il buon pastore , illustrazioni per M.M |
Il buon pastore , illustrazioni per M.M |
giovedì 22 maggio 2014
mercoledì 7 maggio 2014
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