martedì 13 agosto 2013

un saltamartino a Macerata

Alla fine mi sono deciso e ho partecipato a un corso d'illustrazione a Macerata, presso La fabbrica delle favole.
Ha condurre il corso Pablo Auladell.
Sei giorni di inteso e duro lavoro . Tra momenti di crisi, scoperte, incontri piacevoli.
E' stata un'ottima occasione per riflettere sul lavoro dell'illustratore, mettermi in discussione e imparare qualcosa di nuovo.
Di seguito alcune immagini del lavoro svolto.


pastello a olio e matita

pastello a olio e matita

 
 
pastello a olio e carboncino



pastello a olio e matita

pastello a olio e matita

pastello a olio e matita
 
Gente balzana
 

"Una pulce, una cavalletta e un saltamartino vollero un giorno vedere chi fra loro sapeva saltare più in alto; così invitarono tutto il mondo, e chi altro lo voleva, ad assistere a quella gara; era davvero gente balzana quella che si riunì nella stanza. "Io darò in moglie la mia figliola a chi che salterà più in alto" dichiarò il re, "perché è un peccato che questa gente salti per niente!." La pulce si presentò per prima: aveva proprio buone maniere e salutava da tutte le parti, perché aveva sangue di signorina ed era abituata a frequentare gli uomini, il che è di grande aiuto. Poi giunse la cavalletta, che era in realtà più pesante ma era veramente bene educata e portava un'uniforme verde che le stava molto bene; inoltre si raccontava che provenisse da un'antichissima famiglia dell'Egitto e che in quel paese fosse ben considerata; era stata presa direttamente dal prato e posta in una casa a tre piani costruita con le carte da gioco, tutte con figure vestite con la parte colorata rivolta verso l'interno; c'erano sia porte che finestre ritagliate nel petto della dama di cuori. "Io canto così bene" disse la cavalletta, "che sedici grilli indigeni, che strillavano da quando erano nati ma non avevano mai avuto una casa di carte da gioco, quando mi sentirono si arrabbiarono talmente che diventarono ancora più magri di quanto già non fossero..." Sia la pulce che la cavalletta continuavano a raccontare chi erano e tutte e due credevano di meritare in sposa una principessa. Il saltamartino non disse niente, ma si seppe che lui pensava molto, e quando il cane di corte lo ebbe annusato un po', dichiarò che anche lui proveniva da una famiglia per bene; poi il vecchio consigliere, che aveva avuto tre decorazioni perché stava sempre zitto, assicurò che il saltamartino aveva doti profetiche; si poteva infatti capire dal suo dorso se l'inverno sarebbe stato mite o rigido, e questo di sicuro non lo si può capire dalla schiena di chi scrive l'almanacco. "Va bene, io non voglio dire niente! " esclamò il re. "Quello che penso me lo tengo per me". Ora toccava fare il salto. La pulce saltò così in alto che nessuno la poté vedere, ragion per cui tutti sostennero che non aveva saltato per niente, e questo era ignobile! La cavalletta saltò solo la metà di quanto avesse saltato la pulce, ma finì proprio in faccia al re e così quello disse che era una villana. Il saltamartino se ne stette a lungo fermo a riflettere, e si pensò che non sapesse neppure saltare. "Purché non stia male!" disse il cane di corte e lo annusò di nuovo; rutch! egli fece un piccolo salto di traverso e finì in grembo alla principessa, che si trovava su un basso sgabello d'oro. Al che il re dichiarò: "Il salto più alto è arrivare a mia figlia, questa è l'astuzia del gioco, ma era necessario dell'ingegno per capirlo, e il saltamartino ha dimostrato di averlo". E così egli ebbe la principessa. "Io però ho fatto il salto più alto!" esclamò la pulce, "ma non fa niente! Lasciate che la principessa abbia quella carcassa d'oca con la pece e lo stecchino! Io ho saltato più in alto, ma in questo mondo bisogna avere un certo volume per essere visti". E la pulce se ne andò nella legione straniera, dove si dice sia stata uccisa. La cavalletta si ritirò nel fosso a pensare a come va il mondo e commentò: "Volume ci vuole! Volume ci vuole!" e si mise a cantare la sua triste canzone, ed è da lì che abbiamo tratto la storia, che però potrebbe benissimo non essere vera, anche se è stata stampata."
 - Hans Christian Andersen -
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