Con una trama che mette in primo piano il rapporto tra i bambini e la natura, il libro italiano La lezione degli alberi,
scritto da Roberto Parmeggiani e illustrato da Attilio Palumbo, sarà
lanciato in ottobre dalla Casa editrice DSOP, tradotto in portoghese.
Il libro racconta la storia di Enrico, un ragazzo che si rivolge al
suo maestro per capire le differenze tra le persone e riceve un buon
insegnamento su diversità e natura.
In un’intervista esclusiva, Parmeggiani e Palumbo spiegano come l’idea del libro è
nata e cosa si aspettano con il lancio del progetto in Brasile.
Attilio
- Come è stato il
processo di creazione delle
illustrazioni dei personaggi?
La prima cosa che faccio è leggere bene il testo, per far sì che le parole
scelte dallo scrittore mi presentino i personaggi. Poi mi guardo intorno,
osservo le persone che incontro, faccio qualche ricerca di immagini finché sono
pronto per tradurre in disegno le ispirazioni che il testo mi aveva trasmesso. È
come se si presentassero una serie di personaggi per fare un provino, desiderosi
di entrare a far parte del cast, ansiosi di essere i protagonisti della storia.
Enrico, per esempio, mi ha subito conquistato arrivando con
quella montagna di capelli, me lo sono subito immaginato con la faccia furbetta
e con i capelli ricci, come fossero la chioma di un albero.
Per Paola c’è voluto più tempo. In verità tante Paola si
sono susseguite nella mia immaginazione, tutte con grandi occhiali tondi ma
nessuna con la faccia giusta. Finché, durante un viaggio in Inghilterra, ho conosciuto
una ragazza perfetta. È bastato solo immaginarla più piccola ed ecco finalmente
Paola! Come occhi solo due puntini, vivacissimi, dietro quei grandi occhiali con
la montatura rossa.
- Cosa ti ha ispirato nell’illustrare il libro?
Le atmosfere e i luoghi della mia infanzia, la
tappezzeria con i suoi motivi modulari, le copertine di plastica arancione che
rivestivano i libri di scuola, la trama della moquette di casa, i colori che mi circondavano, caldi e terrosi e
mai acidi e freddi, Mister Linea degli spot Lagostina che vedevo in tv ogni
sera…
e poi il presente, i bambini con cui lavoro con i loro gesti affettuosi
ma a volte anche cattivissimi, il loro modo di disegnare e colorare così
gestuale e impulsivo ma di grande effetto perché più interessato alla
sensazione da trasmettere che alla qualità e alla perfezione del risultato.
Roberto
- Come è nata l’idea di trattare il rapporto tra natura e bambini?
Mi occupo da tanti anni di educazione e, con il passare del tempo, mi
sono convinto che uno dei temi centrali è quello del futuro. Come ci
immaginiamo il nostro futuro? Cosa desideriamo costruire? Quali i nostri
sogni e come pensiamo di realizzarli? Se penso alle risposte a queste
domande, penso alla natura e ai bambini, singolarmente e in relazione
tra loro perché i bambini e la natura sono oggettivamente il futuro
dell’umanità. L’impegno che metteremo nell’educazione dei primi e nella
cura della seconda e la capacità di valorizzare le differenze e
preservare la biodiversità, saranno gli elementi che determineranno lo
sviluppo dei prossimi decenni.
- Il confronto tra bambini e alberi è il punto più alto del libro. Come è nata questa ispirazione?
Sono cresciuto in una zona di campagna e quando ero bambino mi
piaceva arrampicarmi sugli alberi, sentirne il profumo, abbracciarli e,
soprattutto, sono sempre stato affascinato (e lo sono ancora) dalla loro
capacità di cambiare pur rimanendo sempre loro stessi. Inoltre gli
alberi sono tutti diversi ma, allo stesso tempo, tutti figli della
stessa terra. Proprio come i bambini.
Ecco, quando ho pensato di affrontare il tema della diversità è stato logico pensare di mettere in relazione bambini e alberi.
- Quali sono stati gli spunti che hanno portato alla creazione dei personaggi Enrico, Paola e Dino?
Enrico e Paola mi sono venuti incontro tra le parole della storia.
Non vorrei risultare troppo poetico ma è stato proprio così. Si sono
presentati e io ho ascoltato la loro storia. Che poi è la storia di
tanti bambini che ho conosciuto. Io l’ho solo presa in prestito e l’ho
raccontata.
Dino, invece, è un personaggio reale. È stato il primo maestro del
piccolo paese in cui sono nato e cresciuto e, per tutta la vita, è
rimasto tale per bambini e adulti, punto di riferimento storico e
culturale.
- Che effetto speri possa avere il libro sui bambini?
Quando scrivo una storia il mio desiderio è che i bambini che la
leggeranno possano riconoscersi e trovare in quelle parole un pezzo
della loro vita quotidiana. Mi piace pensare che, dopo aver letto una
delle mie storie, i bambini pensino ”Proprio com’è successo a me!”.
La lezione degli alberi è stata scritta con questo obiettivo
e la mia più grande speranza è che parli la lingua dei bambini, perché è
per questo che è nata: entrare in contatto con il cuore dei bambini e
aiutarli a conoscere qualcosa di nuovo su loro stessi e sugli altri.
- Quali sono le tue aspettative per il lancio del lavoro in Brasile?
Sono felicissimo che questo nuovo progetto veda la luce in un paese
che amo tanto. Ho vissuto a San Paolo un anno e mezzo e, da allora, il
Brasile è nel mio cuore. Spero che il pubblico brasiliano ascolti questa
lezione non come una predica noiosa ma come si ascoltano le parole di
una madre che ci vuole bene e che sa ciò di cui abbiamo bisogno.
- Come il tuo lavoro con i bambini e le persone con disabilità influenza le tue opere?
Il lavoro che faccio è la fonte di tutti gli ingredienti necessari
per preparare una buona storia. Come un cercatore raccolgo esperienze,
emozioni, parole, sguardi e tutto ciò che mi possa aiutare a scrivere
storie sincere, che dicano la verità. Inoltre, stare in relazione con
bambini o con persone con disabilità è un continuo esercizio di fantasia
e creatività, ingredienti essenziali per uno scrittore.
Intervista originale pubblicata
editoradsop