sabato 5 luglio 2014

Morag e il cavallo d'acqua


Morag e il cavallo d’acqua


Quando ritorna la bella stagione e il sole ricomincia a scaldare, i pastori portano le loro pecore a pascolare sulle colline. Per vivere lassù, i pastori si costruiscono allora dei rifugi di pietra che abitano finché arriva il tempo di far ritorno alle loro vere case.
Molti anni fa un pastore di nome Donald MacGregor aveva costruito il suo rifugio di pietra sul pendio di una collina, accanto ad un lago.

Il suo capanno bianco sorgeva in mezzo all’erica, proprio dove l’erba era più verde.
“Sei pazzo a costruire il tuo rifugio in quel luogo! – gli aveva detto un vecchio pastore, scuotendo la testa – Non lo sai che nel lago vive un Cavallo d’Acqua?”.
Donald aveva sentito raccontare del Cavallo d’Acqua, il mostro dai poteri magici che si nascondeva nelle profondità del lago e che, per divorare le sue prede umane, assumeva qualunque forma: poteva apparire come un’innocua vecchina, o come un corvo nero, o anche come una volpe. Ma quando poi riusciva ad avvicinare la sua preda, riacquistava la sua vera forma per divorarla senza pietà. Quale fosse poi la sua vera forma, nessuno aveva vissuto abbastanza per poterla descrivere.
“Ah, già: quelle vecchie storie sul Cavallo d’Acqua! – rispose Donald con un sorriso – Che sciocchezze!”.
“Sii ragionevole, Donald! – lo supplicava il pastore – Almeno datti pena di costruire il tuo rifugio al di là del ruscello: è risaputo che un Cavallo d’Acqua non può attraversare un corso d’acqua dolce. Al di là del ruscello saresti al sicuro, Donald”.
“Lascia perdere, vecchio mio: è inutile! – rispondeva – Le mie pecore meritano l’erba più verde che cresce proprio sulla riva del lago, e quindi anche il mio rifugio resterà qui! Quanto al Cavallo d’Acqua, crederò alla sua esistenza solo dopo averlo incontrato di persona”.
“E tutte le sue vittime, allora? Non sono più tornate a casa!”.
“Magari stavano rientrando di notte, sono inciampate e cadute in qualche precipizio” tagliava corto Donald.
Donald aveva una figlia che amava, Morag, che d’estate lo accompagnava sulle colline. E mentre suo padre portava il gregge al pascolo, Morag lavorava all’arcolaio, cantando spensierata seduta sulla soglia del rifugio di pietra
Una mattina soleggiata, mentre stava facendo girare la spola, una figura buia oscurò la luce del sole e Morag, con un grido, smise di cantare.
“Non volevo spaventarti” disse una voce calda e suadente.
Morag sollevò lo sguardo e vide un bel ragazzo, alto e possente. Era strano però come i suoi capelli e i suoi vestiti fossero inzuppati d’acqua che cadeva a terra gocciolando: “Come mai sei così bagnato? – gli chiese – In cielo non c’è nemmeno una nuvola!”.
“Sono scivolato in una pozza d’acqua lassù sulle colline – rispose il ragazzo sedendosi accanto a Morag – Ma i raggi del sole mi asciugheranno presto”.
Poi le rivolse parole gentili, e quando si passò una mano tra i capelli bagnati Morag prese un pettine: “Appoggia la testa sul mio grembo – gli disse – e lascia che ti pettini i capelli: si asciugheranno meglio, vedrai! ”.
Ma appena ebbe cominciato a pettinargli i riccioli neri, il terrore si impadronì della sua anima: i denti del pettine si erano subito riempiti di sottili filamenti di alghe e di granelli di sabbia luccicanti, gli stessi che aveva visto nelle reti di suo padre quando pescava nelle acque scure del lago.
Il Cavallo d’Acqua vide la paura negli occhi della sua preda.
Morag gridò, spinse via la testa dal suo grembo e balzò in piedi, rovesciando a terra l’arcolaio. Poi cominciò a correre in direzione del torrente, mentre dietro di lei si stendeva un’ombra gigantesca, nera come le profondità del lago.
E un attimo prima che il mostro potesse catturarla, Morag attraversò d’un balzo il torrente, e fu al sicuro.
Nessun uomo mise mai più piede oltre la soglia di quel rifugio di pietra, nemmeno Donald MacGregor che, sconvolto dal pericolo corso dalla figlia, si rimangiò tutto quel che aveva detto riguardo al Cavallo d’Acqua.
E ancora oggi si possono scorgere, sparse tra l’erica, le pietre del rifugio ormai in rovina. 


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